SUP yoga? Ma certo! Una testimonianza

Lo zen incontra il surf.
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Eine Frau macht SUP Yoga ©Michael S. Kemp

Caraibi, 2017. In realtà ero andata con l’intenzione di fare immersioni e mi godevo il mio yoga mattutino vista mare come un meritato momento da dedicare solo a me stessa. Ma quando ho scoperto che lì vicino facevano SUP yoga, l’idea di fare “yoga sul mare” mi ha subito fatto drizzare le orecchie. Non avevo mai fatto SUP prima. Né la mia Colonia natia né Berlino città sono famose per i loro specchi d’acqua. Invece lo yoga era già parte integrante della mia vita.

Occhiali da sole mentre fai SUP yoga? Meglio di no!

Allora mi sono iscritta e via. Ma cosa serve davvero per fare SUP yoga? Occhiali da sole? Ti cadranno in acqua, garantito. Smartphone e quant’altro pure. Una muta? Fa troppo caldo sopra la superficie dell’acqua al mar dei Caraibi.

Un bikini sportivo ben aderente, crema solare resistente all’acqua (ovviamente una ecologica reef safe, sicura per la barriera corallina), una borraccia d’acqua e un asciugamano leggero bastano e avanzano. In acque più fredde consiglierei una muta.

I vestiti di ricambio, gli occhiali da sole e qualsiasi altra cosa tu voglia portarti dietro è meglio tenerli in una borsa impermeabile. Dato che siamo riusciti ad assicurare per bene la borsa alla tavola, vale la pena chiuderla come si deve. Nelle scuole di SUP e dove noleggiano tavole da SUP di solito ci sono armadietti dove riporre gli oggetti di valore.

La mia prima lezione di SUP yoga. E perché dovresti assolutamente provarlo.

Spoiler alert: quelle eleganti immagini che si trovano su Instagram non sono il giusto sprone per affrontare la prima lezione di SUP yoga. Sempre che tu non sia un super talento naturale o abbia molta esperienza nello yoga E nel SUP o nel surf. Se non è così, i primi tentativi saranno piuttosto incerti o traballanti. Almeno per me e i miei 5 compagni yogi è stato così.

Alla seconda lezione, invece, ci sentivamo tutti molto più sicuri. Lascerei comunque il cellulare nella suddetta borsa impermeabile. O anche a casa, per goderti il momento in autentico yogi-style. Così la mini sessione di digital detox è inclusa.

1. Il SUP ti fa vivere le asana in un modo nuovo.

Cominciamo, allora: la prima lezione di SUP yoga per principianti inizia sulla terra ferma. Come si usa la tavola? Come rialzarsi dopo una caduta in acqua? Quali sono le differenze rispetto allo yoga a terra e qual è l’obiettivo? Dopo una breve introduzione di 20-30 minuti finalmente si va in acqua. Coraggiosi, pagaiamo uno dopo l’altro fino alla piccola baia dove faremo lezione. Per fortuna ci sono meno onde qui che lungo il percorso.

Dopo una breve meditazione, utile per percepire l’acqua e la tavola e raccogliere la concentrazione necessaria, iniziamo con le prime asana. Tutto si svolge come ormai so dalle mie numerose lezioni di yoga: saluto al sole, piegamenti in avanti, torsione, piegamenti all’indietro e una sequenza di chiusura. Qui mi sento a casa. Eppure è tutto diverso.

Le asana che facciamo durante la lezione sono abbastanza semplici. Invece di litigare con le pose, litighiamo con il terreno instabile. Cerco di arrendermi all’imprevedibilità di questo elemento diverso invece di oppormi. In questo caso non devo confrontarmi con la resistenza interiore che di solito provocano le asana difficili. Una volta che ho imparato a collaborare con l’acqua invece che a litigarci, ho iniziato a divertirmi!

2. Concèntrati o cadi.

Il livello di concentrazione necessario è altissimo. Appena la mente inizia a vagare, un tonfo in acqua ti riporta alla realtà. Per allenarti in sicurezza sulla tavola, devi focalizzare tutta la tua attenzione sul bilanciare il movimento dell’acqua con tutti i muscoli e quindi rimanere al centro (della tavola e di gravità). Altrimenti finirai in acqua in un attimo.

3. Un allenamento che fa bene alla salute

Qui affrontiamo un aspetto pratico: il SUP yoga allena la stabilità meglio di qualunque altra disciplina. E nel campo della salute è noto che allenarsi su superfici instabili rappresenta il miglior allenamento funzionale. Farlo attiva tutti i muscoli piccoli e grandi ad ogni livello, allena tutte le forme di coordinazione, con il vantaggio del poter godere dell’aria fresca e di una concentrazione elevata. Senza dimenticare il divertimento e la possibilità di socializzare. Non c’è niente di più salutare.

4. L’acqua è morbida.

E dà coraggio. Almeno a me. Dopo il primo splash ho capito che (almeno la maggior parte delle volte) cadi molto più delicatamente che sul classico pavimento dello studio. Questo mi ha dato il coraggio di provare alcune posizioni invertite, cosa che altrimenti sarei piuttosto riluttante a fare. Imparare la candela sulla tavola da SUP è facile per chi si sente già al sicuro in questa posizione. Le posizioni invertite sugli avambracci e sulle mani sono un altro paio di maniche.

Il mio consiglio: buttarsi in acqua prima della lezione e controllare quanto è fredda fa passare la paura di cadere.

5. Una sconfitta per l’ego.

Ma piena di risate! Cosa sai fare e che aspetto hai quando lo fai sono domande da non porsi sul tappetino. Se te le fai sulla SUP board, è garantito che cadrai in acqua. Per allenarti in modo davvero sicuro (almeno all’inizio, ma poi potrebbe cambiare) devi avere la massima presenza di spirito. Dunque non c’è posto per pensieri egotici.

6. La natura si unisce allo yoga che si unisce alla meditazione.

Un piacevole cambiamento rispetto al trambusto tipico delle grandi città. Per tradizione la filosofia dello yoga spinge a creare uno spazio ideale in cui fare pratica e con il minor numero di distrazioni possibile. Una stanza chiusa senza vento né rumori e intrisa della concentrazione carica di energia di chi pratica la disciplina è sicuramente più adatta di una superficie traballante in mezzo alla natura.

Ma alla fine della prima lezione di SUP yoga, dondolandomi serenamente in Savasana sulla tavola, mi percepivo insieme centrata e leggera. La superficie instabile, la brezza marina, i rumori della natura intorno a me creano un’atmosfera di leggerezza e benessere. Forse non è l’ambiente ideale al 100% per una disciplina che richiede così tanta concentrazione. Ma ci sono altri aspetti positivi e comunque percepisco un buon livello di stanchezza. Consiglio vivamente di provare e buttarcisi senza riserve.

Conclusione: fare yoga su una SUP board è fantastico. E farlo sul tappetino altrettanto.

Alla mia prima lezione di SUP yoga ne è seguita qualcun’altra, per lo più in vacanza, dato che la mia città natale non è proprio conosciuta per le sue spiagge e baie sabbiose. Ci sono bellissimi laghi tutt’attorno, ma la mia vita quotidiana da insegnante di yoga, istruttrice di fitness e copywriter mi permette solo occasionalmente di fare lunghi viaggi al lago. Per me il SUP yoga è e rimarrà uno svago. Se avessi più opportunità forse potrei farlo più spesso: la combinazione di acqua, aria aperta, meditazione e asana mi piace.

Ma nella pratica quotidiana, preferisco un materassino e una stanza chiusa, tranquilla e senza distrazioni. Lì non si tratta di divertirsi e fare progressi fisici ma, per dirla in parole povere, di una sorta di trasformazione olistica e di forza interiore. Ed è una cosa che (a me) il programma di benessere del SUP yoga non dà. Resta comunque un’attività fantastica!

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Fonti dell’articolo

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